Il
Giovedì Santo, mediante l'istituzione dell'Eucaristia e
del sacerdozio, così come attraverso la lavanda dei
piedi, Gesù ha chiaramente mostrato agli Apostoli
radunati il senso della sua Passione e della sua morte.
Li ha inoltre introdotti nel mistero della nuova Pasqua
e della Risurrezione. Nel giorno della sua condanna e
della crocifissione per amore verso gli uomini, egli ha
fatto dono della propria vita al Padre, per la salvezza
del mondo. Al mattino di Pasqua, le sante donne, e poi
Pietro e Giovanni, hanno trovato la tomba vuota. Il
Signore risorto è apparso a Maria Maddalena, ai
discepoli di Emmaus ed agli Apostoli. La morte non ha
avuto l'ultima parola. Gesù è uscito vittorioso dal
sepolcro. Dopo essersi ritirati nel Cenacolo, gli
Apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo, che ha dato
loro la forza di essere missionari della Buona Novella.
E’ con questa
consapevolezza che tutta la comunità della Parrocchia
Latina San Salvatore si è raccolta nella celebrazione
della S. Messa del Giovedì Santo.
Alla presenza
del Padre custode, Pierbattista Pizzaballa,di tanti
confratelli francescani, il Parroco Padre Ibrahim
Faltas, ha aiutato i suoi fedeli a comprendere,
attraverso le parole dell’omelia il senso di questa
celebrazione attraverso anche tanti segni, data la
numerosa partecipazione delle famiglie con i bambini.
Per far
comprendere la grandezza del vangelo, la meditazione è
stata fatta aiutandosi, dall’immagine di un dipinto
dell’ultima cena, dove, oltre alla classica immagine
conviviale, è stata raffigurata la Madonna, le giare e i
pesci.
L’immagine
della Vergine Maria, ha detto il parroco Padre Ibrahim,
con la figura delle giare, ci rimanda al primo miracolo
di Gesù, il miracolo delle nozze di Cana, dove
trasforma l’acqua in vino, anticipando con questo segno
i giorni della sua passione; così come nell’ultima
cena, prenderà il vino e lo trasformerà nel sangue della
nuova alleanza, un impegno di amore verso gli altri fino
alla morte. Chi non comprende così l'Eucaristia, si è
fermato ad un puro rito che non serve a niente.
Durante la
celebrazione sono stati portati anche due pesci, a
ricordo dell’episodio che sulle rive del lago di
Genesaret, avvenne la moltiplicazione del pane e dei
pesci per sfamare tanta gente.
Padre Ibrahim
Faltas ha ricordato ai suoi parrocchiani che Gesù dai
primi cristiani era rappresentato con un simbolo, quello
del Pesce, a parte il nome greco IXThUS, che significa
pesce. La forma e le iniziali delle lettere della parola
“pesce” (IXThUS) era dai cristiani utilizzata per
identificarsi fra di loro e nascostamente agli altri, in
questo modo: "I-X-Th-U-S" Iesus- Xristos -THeou –Uios-
Soter: ovvero Gesù Cristo, figlio di Dio, salvatore.
Questi “simboli”
venivano utilizzati per sfuggire alle persecuzioni che
a quel tempo esistevano nei confronti dei Giudei e dei
Giudeo cristiani (così si identificavano i primi
“cristiani”, per distinguersi dai Giudei che non avevano
accettato il messaggio di Gesù) per identificarsi e
farsi riconoscere solo dai loro fratelli in fede,
ricordavano il periodo della nascita di Gesù con il
segno dei Pesci, in quanto essa era avvenuta verso
l’equinozio di primavera ai primi di marzo, (primo mese
del calendario degli antichi) il che corrisponde come è
noto al segno dei “Pesci”.
Come nei periodi
antichi questo segno veniva, a volte posto sulle case,
anche oggi nei nostri quartieri di Gerusalemme, è facile
attraverso il simbolismo della croce riconoscere dove
abita un greco ortodosso o un cristiano.
La liturgia è
stata molto coinvolgente e lo spirito della preghiera,
aleggiava sull’affollatissima assemblea, che si è
lasciata coinvolgere dai canti che la corale ha
proposto.
Il Parroco Padre
Ibrahim Faltas ha concluso ricordando la bellezza e la
centralità della S. Messa in coena domini, esortando a
fare esperienza dell'amore di Cristo: prendere coscienza
di quanto lui ha fatto per tutti noi .. Solo chi vive in
intimità con il Maestro lo può imitare. Chi si nutre del
Corpo di Cristo trova la forza di lasciarsi trasformare
dall’Eucarestia per camminare alla luce della sua
parola.
Al termine della
celebrazione, il Padre Custode Padre Pierbattista
Pizzaballa, ha augurato all’assemblea dei fedeli la
Santa Pasqua che tutti ci apprestavamo a vivere, e
ricordando a tutti presenti, la sua vicinanza nella
preghiera, per la loro sofferenza, e le situazioni di
disagio che tante famiglie vivono sulla propria pelle a
Gerusalemme.
Il Padre
Custode Pierbattista Pizzaballa, ha ringraziato per
questo momento vissuto nella pienezza alla presenza del
Signore di ritrovarsi tutti insieme in questa
celebrazione, poiché non accade sovente.
La risposta dei
fedeli è esplosa in un applauso di ringraziamento.