GIOVEDI 5 APRILE
2007.
Dal Vangelo di Giovanni (13,1-5;12-17)
Prima della festa di Pasqua Gesù,
sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel
mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando
già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota,
figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre
gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio
e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e,
preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi
versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi
dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui
si era cinto. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e
ripreso le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete
ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e
dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il
Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete
lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti
l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.
In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande
del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo
ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le
metterete in pratica.
La lavanda dei piedi, compiuta da Gesù
nei confronti dei discepoli e ricordata nel Vangelo di
Giovanni, dice il primato di chi serve il prossimo. Con
essa Gesù anticipa la sua passione, che è un servire e
dare la vita per la redenzione degli uomini.
Questo, che in origine fu un atto di
carità assai comune nella chiesa primitiva e in seguito
nei monasteri, fu reso obbligatorio per tutti i Vescovi
e i sacerdoti a riguardo delle persone loro affidate.
Nel XII Ordinario Romano si ricorda una lavanda dei
piedi fatta dal papa stesso dopo il pranzo del Giovedì
Santo a tredici poveri.
Certamente il gesto esprime l'attenzione
e l'accoglienza verso i pellegrini, i cui piedi stanchi
e impolverati sono segno di quella particolare
spiritualità che quest'anno abbiamo anche noi rimesso a
tema: cominciamo il pellegrinaggio verso i luoghi della
passione, sostenuti dalla delicatezza di Gesù richiamata
attraverso questo gesto rievocativo ed esemplificativo
di come egli agisce tra i suoi discepoli.
Ed è con questo gesto ricco di significato, che il
Parroco Padre Ibrahim Faltas, ha celebrato il rito alla
presenza di tantissimi bambini, più di 150 del gruppo
Bambini Senza Confini, all’interno della sala del
Cenacolo sul Monte Sion.
Il parroco Padre Ibrahim Faltas, ha lavato e baciato i
piedi a dodici bambini, e alcuni di loro hanno posto
parecchie domande poiché era la prima volta, soprattutto
i più piccoli, che partecipavano a questo rito. Nel
progetto educativo dei bambini che svolgono l’attività
sportiva nella scuola di calcio, rientra anche la
formazione e la crescita alla fede, ed abbiamo pensato
che questo tempo Pasquale è un periodo propizio per
aiutare i nostri piccoli, e i nostri giovani a
percorrere tutte le tappe di preghiera nei santuari
santi di Gerusalemme. Un vero pellegrinaggio, per
aiutare i bambini al richiamo del mistero della
passione, della morte, e della risurrezione di Cristo,
un vero itinerario catechetico che aiuti i bambini alla
preparazione dei sacramenti, ma che li renda
consapevoli della preziosità della terra in cui vivono,
della santità di Gerusalemme, che va sostenuta e della
ricchezza spirituale dei santuari che bisogna rendere
vivaci con la costante presenza dei cristiani.Alla
celebrazione hanno assistito alcuni giovani italiani in
pellegrinaggio in Terra Santa, che hanno condiviso
questo momento di preghiera.